3. Distanza ed esposizione
8. Principali avversità e relativa lotta
8.1. Malattie fungine
8.2. Malattie batteriche
8.3. Malattie virali
8.4. Insetti
8.5. Altri parassiti animali
8.6. Altre avversità
8.7. Trattamenti
9. Cure colturali per altri tipi di iris
9.1. Iris arillate e ibridi di arillate
9.2. Iris spuria
9.3. Iris siberiane
9.4. Iris giapponesi (iris ensata)
9.5. Iris louisiana
9.6. Iris specie e ibridi di specie
1. Tipo di terreno
Le iris barbate, come la maggior parte delle perenni da giardino, crescono bene in qualsiasi tipo di terreno di buona qualità, ma le iris, inoltre, si adattano anche a terreni poveri.
L’importante è che non vi siano ristagni d’acqua, che sono fatali per loro.
In caso di terreni asfittici o molto umidi, è consigliabile predisporre aiuole rialzate e garantire un buon drenaggio.
Il pH del terreno dovrebbe essere da 6,1 a 7,2 (il punto neutro è 7, al di sotto il terreno è acido, al di sopra alcalino). Se il terreno risultasse troppo alcalino, potrete addizionare solfato di alluminio o zolfo per uso agricolo.
Se, al contrario, fosse troppo acido, aggiungete calce idrata.
2. Messa a dimora
È consigliabile preparare il terreno almeno 2–3 settimane prima della piantagione smuovendo il terreno fino ad una profondità di 25–30 cm, aggiungendo un ammendante (compost o letame ben maturo) ed irrigando molto bene l’aiuola.
Quando riceverete o acquisterete i rizomi, questi avranno l’aspetto illustrato nella figura che precede.
Se non fosse già stato fatto, è consigliabile effettuare una concia con acqua, poltiglia bordolese e un insetticida, immergendo bene il rizoma e le radici.
Il rizoma dovrebbe essere appoggiato su di una montagnola, creata in una buca, con le radici su tutti i lati della montagnola stessa, assicurandovi che siano ben assestate nel terreno.
Bagnate molto bene la buca facendo assorbire l’acqua 2 o 3 volte.
Coprite poi il rizoma con 3–5 centimetri di terra nei terreni ben drenati, oppure con pochissima terra nei terreni più umidi.
La terra di copertura dovrebbe essere asciutta, perché questo procedimeto aiuta a mantenere l’umidità in profondità, cosa che favorirà il radicamento del rizoma.
Mantenete la terra umida per il primo mese, in modo che le iris possano sviluppare nuove radici. Trascorso tale periodo di tempo, la pianta dovrebbe essersi assestata.
Irrigate a fondo ogni qualvolta la terra risulti asciutta in profondità. E’ meglio irrigare a fondo una volta alla settimana, piuttosto che bagnare ogni giorno superficialmente (in questo modo si evitano i marciumi, che potrebbero essere favoriti dal clima caldo, tipico del periodo di trapianto).
Se metteste a dimora i vostri rizomi lungo un pendio, la buca risulterà più profonda da una parte e meno dall’altra.
Disponete quindi la parte del rizoma con le radici (quella opposta al taglio, dove si trova il ventaglio di foglie) rivolta verso la parte più profonda della buca (per intenderci contro il pendio).
In questo modo le radici troveranno più terra per svilupparsi.
I nuovi rizomi formatisi regoleranno poi autonomamente la propria profondità di crescita.
Per il periodo giusto per la messa a dimora, vi rimandiamo al paragrafo “8. Divisione”.
3. Distanza ed esposizione
La distanza di piantagione dipende dalle varietà (barbate nane, medie o alte) e dalle vostre esigenze future. Se volete dividere i cespi ogni 2 anni, potete anche piantarli più vicini, in caso contrario si consiglia una distanza maggiore, che vi permetterà di dividere i cespi dopo 3–4 anni. Vediamo quale:
In questo caso, però, parliamo delle distanze necessarie in caso di varietà diverse. Per la stessa varietà è possibile piantarle anche più vicine per ottenere un immediato “effetto cespo”. In questo caso parliamo di 15 cm per le nane, 25 per le medie e 30 per le alte e le bordura.
Se aveste più rizomi, sarebbe consigliabile disporli tutti rivolti nello stesso senso, in modo che i nuovi rizomi non si intralcino l’un l’altro troppo presto.
Tenete conto del fatto che, dopo 3 anni dalla piantagione, un cespo potrà aver raggiunto un diametro di 60 centimetri (come quello illustrato nella figura) e che, se piantate le vostre iris troppo vicine, quando arriverà il momento di dividerle, non sarete più sicuri di quale varietà state estraendo dal terreno e sarà molto probabile, che la primavera successiva vi troviate con la varietà sbagliata, o scopriate di aver perso la vostra cultivar preferita e di averne due di un’altra varietà.
Per garantire la migliore fioritura delle iris barbate alte, da bordura e mediane è necessario garantire loro almeno 6–8 ore di pieno sole.
Le nane, invece, tollerano anche posizioni di mezzombra, ma ricordate sempre che, indipendentemente dalla loro classe, le iris più sole avranno più fioriranno.
Altre varietà di iris, invece, necessitano di condizioni diverse (potrebbero, come nel caso dell’iris japonica e dell’iris foetidissima, prediligere le posizioni parzialmente o totalmente ombreggiate), come potrete leggere nel nono capitolo dedicato alle Cure colturali per altri tipi di iris.
4. Irrigazione
Un errore molto comune e, spesso, letale per le iris è l’eccesso di irrigazione.
Se piantate in piena terra, le iris non richiedono irrigazione, perché durante l’estate entrano in riposo e riprendono la fase vegetativa all’arrivo delle prime piogge.
Modeste irrigazioni all’inizio della primavera in caso di eccesso di siccità invernale, però, possono aiutare le iris a fiorire meglio e a meglio sviluppare i rizomi, che fioriranno la primavera successiva.
Se si prosegue l’irrigazione anche durante il periodo estivo (solo se siccitoso), si evita il periodo di dormienza ed i rizomi continuano ad immagazzinare riserve per la fioritura dell’anno dopo, ma è elevatissimo il rischio di marciume dei rizomi, che è favorito dai climi caldo-umidi.
L’irrigazione è, invece, assolutamente necessaria in caso di siccità per garantire la seconda fioritura autunnale delle iris rifiorenti.
5. Concimazione
Si consiglia di concimare subito dopo la fioritura (quando la pianta inizierà a sviluppare i rizomi, che fioriranno la primavera successiva) e nuovamente in ottobre.
I fertilizzanti ad alto contenuto di azoto o letame non ben stagionato comportano il marciume dei rizomi. Si consiglia quindi l’impiego di fertilizzanti 5–10-10, che contengono il 5% di azoto, il 10% di fosforo ed il 10% potassio, tutti composti indispensabili per le iris.
Molto adatti sono i fertilizzanti. che contengano anche oligoelementi. Il compost ed il letame ben maturo forniscono pochissimi nutrienti, ma sono eccellenti ammendanti.
Incorporate con cautela il fertilizzante nel terreno, perché le iris hanno radici superficiali, che rischiano di essere danneggiate da una lavorazione troppo profonda.
Prestate attenzione che il concime non si depositi sul rizoma, perché potrebbe causarne il marciume. Il compost o il letame ben maturo possono essere incorporati di fianco alla pianta all’inizio dell’autunno.
Dopo ogni concimazione o aggiunta di ammendante, irrigate sempre bene il terreno, poiché le iris non sono in grado di assorbire i nutrienti allo stato solido.
6. Cure colturali
Rimozione delle foglie secche alla ripresa vegetativa: Rimuovere le foglie, che sono seccate durante l’inverno, è una buona pratica per eliminare eventuali spore di malattie fungine e per rendere più piacevole l’aspetto delle nostre iris. Nel caso in cui l’inverno sia stato mite, potrebbero esservi foglie non completamente secche o con la sola punta secca. Si consiglia di tagliare la parte secca di tali foglie per gli stessi motivi illustrati in precedenza. Le foglie devono sempre essere allontanate dalla pianta e, se possibile, bruciate, per evitare la diffusione delle spore.
Rimozione delle infestanti: Togliere le erbe infestanti e mantenere pulito il terreno intorno alle nostre amate iris garantisce la loro crescita ottimale, perché le infestanti non competono più per i nutrienti e, inoltre, non causano ristagni di umidità in prossimità dei rizomi causandone eventualmente il marciume.
Tra una pianta e l’altra, invece, si può utilizzare un sarchiatore, che taglia le infestanti a livello del colletto. È anche possibile utilizzare un diserbante antigerminativo (per esempio il principio attivo Pendimetalin), che però sarebbe efficace solo sulle infestanti annuali e solo nel caso in cui piova entro una settimana dal trattamento. Sulle perenni, purtroppo, non avrebbe effetto. Per queste si dovrà utilizzare il glifosate, un diserbante fogliare. È sempre consigliabile proteggere le iris con una schermatura o applicare il diserbante fogliare con una campana per evitare di distribuirlo sulle piante delle iris, che difficilmente morirebbero, ma che la primavera successiva presenterebbero fiori deformi. Il glifosate, però, non è attivo su alcuni tipi di infestanti, come le convolvulacee, che sono molto dannose per le iris, perché si avvinghiano ai loro steli deformandoli e talvolta soffocandoli.
Molto efficace su queste infestanti è il Dicamba, un principio attivo che, purtroppo, è molto tossico per le iris. Un possibile metodo è bagnare con un pennello i germogli di queste infestanti in prossimità delle iris e ripetere il trattamento dopo un mese. Se il terreno non è bagnato dalla pioggia, è necessario, che piova entro una settimana dal trattamento. Le radici superficiali vengono leggermente danneggiate dal trattamento, ma senza effetti apprezzabili. Se ne sconsiglia l’impiego in prossimità delle iris giovani. Ovviamente la rimozione manuale delle infestanti è sempre la soluzione migliore e, se praticabile, si evita anche l’immissione di veleni in natura.
Questa operazione è un incubo per tutti gli amanti delle iris, perché, purtroppo, non è possibile utilizzare teli pacciamanti o sostanze pacciamanti (quali foglie, trucioli, cortecce di pino), perché causerebbero il marciume dei rizomi. In prossimità delle piante è consigliabile utilizzare un sarchiello per smuovere la terra e areare le radici, prestando attenzione a non danneggiare i rizomi.
Rimozione degli steli sfioriti: Altra importantissima operazione da effettuare sulle nostre piante, è la rimozione degli steli sfioriti. A meno che non abbiate effettuato un incrocio intenzionale, la rimozione degli steli eviterà che le capsule dei semi, che si formano occasionalmente a seguito della fecondazione da parte degli insetti, possano lasciar cadere dei semi alla base della pianta contaminando la varietà di iris di quel cespo. Rimuovere gli steli sfioriti, inoltre, aiuterà la pianta a “concentrarsi” immediatamente sulla crescita dei nuovi rizomi in vista della fioritura della primavera successiva. Tagliate gli steli a circa 20 cm dal terreno nel caso delle barbate alte (in proporzione per nane e mediane). In questo modo, anche nel caso in cui lo stelo venisse colpito dal marciume, il taglio non sarà troppo vicino al rizoma e, se le condizioni saranno favorevoli, potrà cicatrizzare senza trasmettere la malattia alla base della pianta.
7. Divisione
Le iris barbate si moltiplicano producendo nuovi getti da quello principale. Ogni anno si avranno, in genere, 3 o più getti nuovi dal vecchio rizoma. In genere i cespi devono essere divisi e rimessi a dimora ogni 3 anni, mentre per la produzione di rizomi da vendere, i vivai trapiantano ogni 2 anni o perfino tutti gli anni. Passati i 3 anni, i rizomi tendono a sovrapporsi a competere per i nutrienti, stentano e rischiano di non fiorire.
Le iris barbate possono essere divise e trapiantate in qualsiasi momento (vivranno e forse fioriranno comunque), ma è bene tenere conto del ciclo di crescita della pianta. Le radici crescono durante due periodi dell’anno:
All’arrivo della primavera le piante delle iris iniziano a svilupparsi usando le sostanze nutritive immagazzinate nei rizomi. Successivamente, quando iniziano a spuntare le gemme nei nuovi rizomi, la crescita di nuove radici accelera per apportare i nutrienti alla pianta durante e dopo la fioritura. A questo punto, le radici dei rizomi degli anni precedenti appassiscono e poi si decompongono. Subito dopo la fioritura la crescita della pianta, che fino a quel momento era avvenuta fuori terra, si trasferisce alle radici. Durante le 6–8 settimane successive alla fioritura il rizoma immagazzina le sostanze nutritive, che serviranno per la crescita della pianta la primavera successiva ed inizia a far spuntare le gemme, che costituiranno i nuovi rizomi e prepara i germogli, che costituiranno gli steli florali. Trascorso questo periodo, il rizoma è maturo e, a parte i rifiorenti che crescono continuamente, la pianta entra in una fase di riposo fino alle prime piogge di fine estate. In autunno, poi, inizia il secondo ciclo di crescita delle radici. Qualsiasi modesta irrigazione durante tali periodi siccitosi affretta il processo di produzione di nuove radici.
Quindi, il periodo migliore per dividere e trapiantare i cespi di iris è subito dopo l’inizio della dormienza estiva, quando i rizomi hanno raggiunto il massimo del proprio sviluppo. Diciamo, quindi che da metà luglio si può iniziare a piantare le nuove iris, ma fino a quando? Nelle aree più fredde è meglio non piantare dopo la fine di agosto, mentre in zone molto siccitose e miti andrà bene anche fino a fine ottobre o novembre. Si consiglia comunque sempre di piantare le iris almeno 40 giorni prima delle prime gelate. Stabilito il periodo ideale, ci si può mettere al lavoro.
Assicuratevi di estrarre dal terreno un cespo alla volta, in modo da non confondere le diverse varietà. Sarebbe spiacevole che voi o la persona a cui avete dato i rizomi, scopriste di aver piantato, ricevuto, scambiato o acquistato la varietà sbagliata. Estraete dal terreno tutti i rizomi dell’intero cespo e divideteli staccando i nuovi getti dal rizoma principale. Tra i nuovi getti, scegliete i più grandi (che avranno l’aspetto di quello che avevate piantato originariamente e che dovrebbero essere in grado di fiorire già la primavera successiva). Buttate via il rizoma vecchio ed i rizomi più piccoli (oppure, nel caso in cui aveste necessità di aumentare la quantità disponibile di quella varietà e se il rizoma vecchio presentasse degli “occhi” simili a quelli delle patate, potrete ripiantare anche il vecchio rizoma ed i rizomi più piccoli. Entrambi fioriranno poi due anni dopo). Spesso, estraendo i cespi dal terreno, questi piccoli “occhi” rimangono nel terreno e, talvolta radicano. Per questo motivo, se venissero piantate varietà diverse nello stesso posto, in cui è stato tolto un cespo, sarebbe consigliabile lasciare il terreno a riposo per un anno, per evitare la confusione delle varietà (quando i piccoli “occhi” metteranno le foglie, potranno poi essere individuati e rimossi con facilità).
Tagliate le foglie a forma di ventaglio a circa 20 cm dal rizoma ed accorciate le radici a circa 10 cm. I rizomi sono ora pronti per la messa a dimora. Se possibile, fatelo immediatamente. In caso contrario, ponete i rizomi in cassette separate per ogni varietà e lasciateli riposare all’ombra, fino al momento della piantagione. Possono essere lasciati in tali condizioni anche un mese (se si tratta di barbate alte o da bordura, mentre sarebbe preferibile piantare le nane e le mediane entro due settimane al massimo), ma sarebbe consigliabile immergere i rizomi in una soluzione contenente acqua, poltiglia bordolese ed un aficida per evitare malattie fungine ed infestazioni.
Dopo la piantagione è consigliabile redigere una mappa del giardino (nella figura sopra ne vedete un esempio redatto in Word), indicando dove avete piantato le iris e di verificare periodicamente le etichette in base a tale mappa.
8. Principali avversità e relativa lotta
Quante volte abbiamo sentito dire: “Le iris sono robuste, non patiscono niente, non hanno nessuna malattia”. Non è proprio così. Forse questa affermazione è ancora valida per alcune iris storiche degli inizi del XX secolo, ma negli ultimi anni molti si sono dedicati alla coltivazione e ibridazione di queste piante meravigliose e le malattie sono diventate più manifeste e le iris più deboli (come già detto parlando delle iris storiche, la selezione naturale le avrebbe eliminate, mentre le iris moderne vengono selezionate spesso per la bellezza del fiore e non per la loro resistenza alle malattie). È anche vero, però, che sono aumentate anche le nostre conoscenze relative alle malattie stesse ed alla relativa lotta. Vi sono molte malattie, che affliggono le nostre iris, ma qui citiamo solo le principali e solo quelle presenti in Italia.
8.1. Malattie fungine
Botrite del rizoma (Sclerotinia Convoluta)
ASPETTO: All’inizio della primavera le piante presentano foglie iposviluppate di colore marrone, mentre rizoma e radici sono ricoperte da una muffa nerastra. Allo stesso tempo sia i rizomi sia le radici presentano necrosi secca e di color bronzo.
CAUSE: La malattia è favorita dai climi freddi e umidi ed è particolarmente grave durante l’autunno, anche se i sintomi appaiono solo la primavera successiva. Nei climi molto freddi è meno attiva durante l’inverno, ma le radici appariranno secche in primavera. Il problema si riduce in presenza di estati lunghe e calde.
RIMEDI: Non si conoscono rimedi, ma, poiché la malattia può persistere nel terreno per diversi anni, si consiglia di rimuovere e distruggere i rizomi infetti e rinnovare tutta la terra, dove essi erano impiantati.
Eterosporiosi (Heterosporium gracile)
ASPETTO: Sulle foglie compaiono macchie da piccole e circolari fino a grandi e dall’aspetto bagnato o unto. Dopo un paio di giorni raggiungono un diametro di 3–6 mm, diventano giallastre o marroni con, spesso, un distinto bordo rosso-marrone. Anche se la malattia non è mortale, gravi infestazioni potrebbero causare il disseccarsi delle foglie partendo dalla punta e la mancanza di fogliame verde potrebbe influire sull’altezza dello stelo, sulla fioritura, sull’intensità del colore dei fiori e, in generale, sul vigore della pianta. Durante la pioggia si può notare talvolta un essudato appiccicoso sulle aree chiazzate.
CAUSE: La malattia è la più diffusa tra le avversità, che affliggono le iris, e diventa problematica, quando il tempo è piovoso e le temperature miti. Pioggia insistente e continua, rugiada o nebbia possono causare la morte di tutte le foglie. Caldo e tempo asciutto causano la regressione della malattia.
RIMEDI: La malattia si può prevenire, ma non curare. Dopo l’inverno è consigliabile rimuovere e bruciare (o comunque allontanare dalle piante) tutte le foglie morte, poiché le spore sopravvivono per due anni sui detriti organici e sulle foglie morte delle iris infettate l’anno precedente. Nel caso ci sia un inizio di infestione, è necessario asportare le foglie o le parti di esse intaccate e poi procedere ad un trattamento con anticrittogamici. I fungicidi sono efficaci solo nel prevenire l’infestione. I trattamenti con composti del rame vanno ripetuti dopo ogni pioggia consistente (mentre quelle leggere non richiedono una nuova applicazione del prodotto). Se si impiegano prodotti sistemici, sono sufficienti tre trattamenti all’anno: uno ai primi di aprile, uno a metà giugno e l’ultimo a fine settembre. Un metodo molto efficace è anche la concia (immersione in acqua e fungicida) dei rizomi prima della piantagione, perché, se il terreno non viene infestato per due anni, ci si potrà considerare liberi dalla malattia, a meno che non venga importata da altri giardini.
Ruggine delle iris (Puccinia iridis)
ASPETTO: L’intera foglia si ricopre di piccole lesioni rugginose di colore marrone, che rilasciano piccolissime spore sotto forma di polvere. Se le piante ne sono gravemente infestate, la crescita viene compromessa e le foglie si presentano di color verde opaco.
CAUSE: La malattia è favorita da temperature moderate ed alta umidità (dovuta a piogge, nebbia, rugiada o irrigazioni artificiali).
RIMEDI: Non tutte le varietà ne sono colpite, alcune, infatti, presentano una sorta di resistenza. Quelle colpite possono essere trattate con un fungicida sistemico per uso ortofloricolo generale.
8.2. Malattie batteriche
Marciume del rizoma (Erwinia carotovora)
ASPETTO: Di solito il rizoma è attaccato parzialmente; la lesione si presenta con un’area più o meno profonda contenente una sostanza caseosa maleodorante. Le foglie e gli steli, che partono da quest’area, diventano color giallo-marrone e cadono. Raramente si può avere la colliquazione completa del rizoma con perdita dell’intera pianta.
CAUSE: Questo batterio è ubiquitario nel terreno, quindi l’infezione è difficilmente prevenibile, anche se, secondo alcuni esperti, ha buon efficacia l’applicazione di abbondante calce idrata alla base della pianta. La malattia è favorita da condizioni piovose e da eccesso di innaffiature durante i mesi invernali, quando la pianta è in fase dormiente. Si pensa anche che una delle cause sia l’irrigazione a pioggia, poiché i batteri vengono trasportati dalle gocce d’acqua dalla terra alle foglie o ai rizomi.
RIMEDI: Nel caso di attacco parziale, asportate foglie e steli. È necessario togliere il marciume con un cucchiaio e ripulire la cavità da ogni residuo di marciume (ad esempio con un foglio di carta da cucina), poi spruzzare una soluzione acquosa di ipoclorito di sodio (rapporto di diluizione 1/16). L’accurata pulizia della zona da irrorare è indispensabile, perché l’ipoclorito di sodio, anche se molto efficace, viene inibito dalla presenza di materiale organico. Nel caso in cui l’infezione non regredisse o, peggio, si espandesse, è assolutamente necessario estirpare il rizoma, ripulire accuratamente la lesione ed esporlo per alcuni giorni al sole.
8.3. Malattie virali
ASPETTO: Le lesioni dipendono molto dalle cultivar. Le iris barbate arillate, intermedie e nane sono particolarmente suscettibili all’azione dei virus. Le iris barbate alte sono ritenute abbastanza resistenti ai virus e manifestano raramente i sintomi della infezione nella forma più grave. Si ritiene, comunque, che i virus siano molto diffusi e che le forme sintomatiche rappresentino la punta dell’iceberg. Nelle forme gravi, in primavera, quando le piante sono in pieno sviluppo, si notano degli esemplari che hanno foglie iposviluppate di colore più chiaro, che presentano alternativamente strie chiare ed altre più scure. A volte si ha marezzatura con aree chiaro-scure. Estirpando la pianta si noterà, che rizoma e radici non presentano alterazioni. Le forme più lievi mostrano una leggera striatura o marezzatura delle foglie senza grave compromissione della pianta.
CAUSE: Le iris sono colpite da almeno quattro specie di virus, tra le quali il virus del mosaico dell’iris barbata (BIMV). La malattia viene trasmessa dalla puntura degli insetti e, una volta che la pianta ne è colpita, rimane infetta in tutte le sue parti per tutta la vita.
RIMEDI: Non sono possibili profilassi e cura; si possono solo eliminare i soggetti con sintomi e cambiare la terra, che li ha ospitati, poiché si ritiene, che la trasmissione sia, almeno in parte, dovuta agli afidi. La lotta contro questi parassiti è sicuramente utile per ridurre la diffusione delle virosi.
8.4. Insetti
Afidi
ASPETTO: Gli afidi affliggono spesso le iris e sono difficili da rilevare visivamente, perché si nascondono tra la foglia e lo stelo florale, causandone il marciume.
CAUSE: Spesso gli afidi vengono “allevati” dalle formiche, che si nutrono della melata zuccherina da essi prodotta.
RIMEDIO: Trattare con un buon aficida e tenere sotto controllo i nidi delle formiche, che alle volte si insediano alla base delle nostre iris (a questo scopo è possibile utilizzare un antiformica, di uso comune negli orti). Se ne consiglia l’applicazione alla base della pianta agli inizi della primavera.
Cetoniella (Oxythyrea funesta)
ASPETTO: Gli adulti sono facilmente riconoscibili e sono eccellenti impollinatori, anche se la loro voracità fa sì che, in alcune zone d’Italia, provochino gravi danni alle piante da frutto e da fiore, soprattutto a fiore bianco.
CICLO BIOLOGICO: La cetoniella compare all’inizio della primavera e la si può osservare fino fine settembre, poi sverna sotto forma di larva. Impiegherà 2 anni per completare il proprio ciclo biologico.
RIMEDIO: La rimozione manuale è sicuramente la soluzione migliore. Quando si trovano sul fiore, questi insetti sono praticamente immobili, quindi è sufficiente scuotere lo stelo e farle cadere in un secchio. In caso di gravi infestazioni è possibile predisporre delle trappole costituite da fogli bianchi cosparsi di colla, anche se è consigliabile valutare bene questa soluzione, trattandosi di insetti impollinatori.
Ferretti (elateridi)
ASPETTO: I rizomi presentano gallerie scavate da questi animaletti e le piante deperiscono.
CAUSA: Gli adulti, coleotteri di diverse specie, depongono le uova dalla primavera all’estate negli anfratti del terreno.
Le uova si schiudono dopo circa un mese e le larve iniziano a rosicchiare le piante parassitate, che deperiscono.
LOTTA: Combattere questi parassiti è molto difficile, perché lavorano sotto terra e sono difficili da individuare. Molti coltivatori di iris consigliano di piantare alcune piante di patate ai lati dei campi di iris per attirare questi insetti ed allontanarli dalle iris.
Mosca dell’iris (Hylemya servadeii)
ASPETTO: I boccioli assumono una colorazione traslucida, poi iniziano ad appassire e piegarsi. Se schiacciati, emettono un liquido giallastro maleodorante e, se aperti, mettono in mostra le larve di colore biancastro.
CAUSA: La mosca dell’iris vola precocemente e scompare entro aprile. Di conseguenza colpisce soprattutto nane, mediane, bordura e alte precoci. Non è molto diffusa: pare preferisca zone collinari. La mosca inocula le uova (da cui si sviluppano le larve) nei bocci, attraverso un forellino.
RIMEDIO: Si consiglia di asportare e schiacciare i boccioli contenenti le larve, per evitare che escano gli adulti e di trattare con insetticidi a base di permetrina, deltametrina, tetrametrina, ecc.
Mosca del narciso (Eumerus strigatus)
ASPETTO: Le piante deperiscono, non fioriscono e spesso muoiono.
CAUSA: Questo dittero si nutre di nettare, poi depone le uova nel colletto delle piante, le cui parti sotterranee vengono velocemente invase dalle larve, che scavano gallerie nei rizomi.
LOTTA: Si consiglia di eliminare le larve immergendo i rizomi in acqua a 45° per un’ora circa, oppure di pulire bene i rizomi, eliminando tutte le parti infestate, e di disinfettare con una soluzione di permanganato di potassio con una concentrazione all’uno per mille.
8.5. Altri parassiti animali
Nematode dello stelo e del bulbo (Ditylenchus dipsaci)
ASPETTO: Si notano alterazioni dello sviluppo della pianta con rachitismo, contorsioni dello stelo, raggrinzimenti fogliari, noduli giallastri sulle foglie e piccole macchie brunastre e necrosi delle parti sotterranee.
CAUSA: Questi nematodi sono vermetti piccolissimi (di 1 mm di lunghezza), che attaccano direttamente le parti aeree e sotterranee della pianta. La femmina depone 200–500 uova, e le generazioni si susseguono ininterrottamente per l’intero ciclo vegetativo della pianta ospite.
RIMEDIO: Si consiglia di eliminare completamente la pianta, poiché questo parassita rientra tra quelli di cui è vietata la diffusione in tutti gli stati membri dell’Unione Europea.
Lumache e limacce
ASPETTO: Si trovano foglie e boccioli parzialmente rosicchiati.
CAUSA: Le lumache e le limacce sono più attive durante la notte e nei periodi umidi. Evitiamo di pacciamare le nostre iris, col doppio vantaggio di evitare marciumi e di non creare rifugi per questi animali.
LOTTA: Vi sono molti rimedi naturali per allontanare questi divoratori (gusci d’uovo tritati, cenere, sabbia di fiume, segatura, ecc.), ma si sconsiglia l’uso di prodotti chimici, che sono letali per moltissime altre specie, tra le quali i nostri amati animali domestici.
8.6. Altre avversità
Cinghiali
DESCRIZIONE: I cinghiali costituiscono un grave problema soprattutto per le grandi coltivazioni di iris. Appena piantate le iris non hanno ancora sviluppato l’apparato radicale ed i cinghiali riescono a scalzarle con facilità. Anche l’uso di concimi organici attira i cinghiali, che smuovono il terreno per cercare i lombrichi, di cui si nutrono. I cinghiali non si nutrono dei rizomi, ma possono scalzarli insieme alle etichette, sulle quali sono specificate le varietà, causando gravi danni economici ai venditori di iris.
RIMEDI: Recinti elettrificati, recinzioni e l’assenza di alberi, i cui frutti attirano i cinghiali (querce, noci, castagni) possono essere buoni metodi per non far avvicinare questi animali, che negli ultimi anni stanno diventando un vero flagello per tanti agricoltori.
Gelate tardive
DESCRIZIONE: Se gli steli florali sono già alti e ben al di fuori delle foglie, gelate tardive possono far sì che le brattee esterne, che avvolgono il bocciolo, secchino e si “incollino” insieme, non permettendo più ai tepali interni di crescere regolarmente.
Se, poi, le gelate fossero particolarmente gravi, anche i tepali all’interno ne verrebbero danneggiati e il fiore, ammesso che riesca a sbocciare, potrebbe presentare striature biancastre e/o deformazioni dei tepali.
RIMEDIO: Se la gelata non è giunta in profondità, è possibile tentare una delicata rimozione delle brattee secche, in modo da permettere al bocciolo di crescere e di arrivare sino alla fioritura (come illustrato nella fotografia precedente).
Istrici
DESCRIZIONE: Gli istrici sono un vero flagello per le iris, nelle aree in cui sono diffusi. Si nutrono dei rizomi e spesso fanno stragi di iris, perché mangiano un pezzetto di uno e passano ad un altro, devastando ampie zone di giardino.
RIMEDIO: Gli istrici sono buoni scavatori, quindi una normale recinzione non è sufficiente. È necessario interrare una rete elettrosaldata a 30–50 cm di profondità e poi sovrapporvi una normale recinzione.
Anche i recinti elettrificati hanno poca efficacia considerando la loro abitudine di scavare gallerie.
Roditori
DESCRIZIONE: I roditori possono rosicchiare i rizomi e, anche se in genere non causano gravi danni, le ferite possono costituire una porta di accesso per malattie batteriche e fungine.
RIMEDIO: In commercio sono disponibili esche e molti altri metodi per allontanare i roditori, ma un gatto rimane sempre il migliore veleno per topi non nocivo per i cani!!!
Talpe
DESCRIZIONE: Benché non si nutrano dei rizomi, le talpe possono scavare gallerie anche ampie al di sotto dei nostri rizomi, esporne le radici all’aria, causando la morte della pianta.
RIMEDIO: Vedendo la pianta appassire lentamente e se si notano le montagnole, chiaro segnale della presenza di questo animale, è consigliabile scavare in prossimità del rizoma, dove si vedranno le radici esposte.
Si consiglia di spostare il rizoma, perché le talpe sono abitudinarie e tendono a scavare nuovamente la galleria, anche se noi l’abbiamo distrutta.
In commercio esistono molti sistemi di dissuasione e di lotta a questi animaletti, peraltro molto utili, perché si nutrono di lumache, invertebrati e altri insetti nocivi.
8.7. Trattamenti
Per giardini o piccoli appezzamenti si impiegano pompe a spalla o spruzzatori manuali. Se si dovessero trattare estensioni medio-grandi sarà necessario ricorrere ad atomizzatori. Questi apparecchi permettono di effettuare il trattamento nel modo migliore e di risparmiare prodotto. Infatti emettono un getto di microgocce, che crea dei vortici che avvolgono completamente le piante. Questo permette di raggiungere tutte le parti della pianta e di evitare lo sgocciolamento.
I prodotti anticrittogamici usati possono avere azione esterna (per contatto) o sistemica. I primi sono limitati ai composti rameici (lo zolfo è inefficace), tra i quali spicca per efficacia l’ossicloruro di rame. I secondi comprendono una vasta serie di prodotti, usati di solito in viticoltura. È bene alternare prodotti diversi onde evitare forme di resistenza. Per tutti i trattamenti è consigliabile aggiungere un bagnante in dosi elevate (fino a 10 volte le dosi consigliate) al prodotto da applicare.
Lo stesso discorso vale per gli insetticidi. Ve ne sono alcuni che agiscono per contatto ed altri sistemici. Questi ultimi hanno una durata maggiore, ma sono molto più dannosi per gli insetti utili.
È anche possibile effettuare in contemporanea i trattamenti anticrittogamici ed insetticidi, verificando a priori la compatibilità dei vari prodotti tra loro.
9. Cure colturali per altri tipi di iris
9.1. Iris arillate e ibridi di arillate
Si dice che le iris arillate siano di difficile coltivazione.
Non dobbiamo, però, confondere le iris arillate pure, appartenenti ai generi oncocyclus e regelia, o gli incroci di questi due soli generi, con le iris arillate incrociate con le iris barbate.
Le iris arillate del genere oncocyclus sono originarie del Medioriente ed in estate entrano in dormienza.
Questa caratteristica le espone al rischio di marciume in caso di piogge estive.
Quelle del genere regelia, invece, sono più adattabili, ma preferiscono comunque estati secche e calde.
Molti pensano che il freddo invernale possa danneggiarle, ma non è così.
Il problema maggiore è tenerle al caldo e all’asciutto durante il periodo di dormienza, cosa che le rende adatte quasi esclusivamente alla coltivazione in serra.
Rimane sempre valida, comunque, la raccomandazione di coltivarli in luoghi molto soleggiati, ben drenati e non cerchiamo di metterli a dimora in luoghi protetti dal gelo, che non li danneggia assolutamente.
Benché, molti decenni fa, gli incroci di iris arillate e di iris barbate non fossero molto più facili da coltivare delle arillate pure, la selezione naturale unita a quella degli ibridatori ha ormai cambiato le cose.
9.2. Iris spuria
Le spuria sono note come iris non barbate molto robuste, che formano magnifici cespi, i loro rizomi crescono senza soffocarsi reciprocamente e gli steli alti sono molto ricercati dai fiorai. Crescono lentamente, ma possono espandersi fino a 1,5 m di diametro e di altezza.
Sono tra le ultime a fiorire in primavera (fioriscono infatti dopo le iris barbate alte). I fiori delle iris spuria assomigliano molto alle iris olandesi, con petali lunghi e sottili e stili sporgenti. Le moderne iris spuria sono ibridi, che discendono da una sessantina di specie scoperte nella zona temperata, che si estende dell’Europa occidentale ai Balcani, dal Caucaso all’Asia centrale fino alla Cina occidentale. Sono tipiche di prati umidi e paludi, entrano in dormienza nella tarda estate ed in inverno, anche se alcuni ibridi conservano le foglie in estate e riposano solo in inverno.
Per crescere bene le iris spuria richiedono pieno sole, un ottimo drenaggio e terreno ricco, neutro o leggermente alcalino. Per garantire la loro resa ottimale è necessaria la concimazione annuale con letame ben maturo o un buon concime granulare ben bilanciato. Benché siano considerate resistenti alla siccità, dovrebbero essere ben innaffiate durante la primavera, ma non durante i mesi estivi (nei luoghi con estati molto umide, la fioritura si riduce moltissimo).
Le iris spuria vengono generalmente messe a dimora in autunno, passato il caldo estivo, ma abbastanza presto da permettere loro di far crescere nuove radici prima della fine della stagione vegetativa. I rizomi dovrebbero essere piantati ad una profondità di 3–5 cm, in base al terreno. Quando li mettete a dimora distanziateli considerevolmente e tenete conto del fatto, che non amano essere disturbati. Nelle zone con inverni molto freddi è bene proteggere le iris spuria appena piantate con foglie, paglia o aghi di pino (che dovrete rimuovere in primavera alla ripresa vegetativa).
Tagliate le foglie secche e gli steli sfioriti all’altezza del rizoma.
Come le iris barbate, sono soggette al marciume del rizoma ed il trattamento è identico. Per fortuna le iris spuria sono poco soggette ad eterosporiosi e ruggine, ma, se dovessero esserne affette, il trattamento sarà uguale a quello per le iris barbate.
Poiché le iris spuria secernono il nettare alla base del tubo del perianzio, formiche ed afidi potrebbero esserne attratti. Per i possibili rimedi vedere quanto descritto per le iris barbate.
9.3. Iris siberiane
Le iris siberiane sono ben note per essere perenni di grande impatto in qualsiasi giardino. Le foglie sono simili a fili d’erba, la fioritura si protrae nel tempo ed i fiori possono essere utilizzati nelle composizioni. Crescono in moltissime condizioni climatiche. Le più coltivate sono quelle del gruppo a 28 cromosomi e le tetraploidi da esse derivanti e sono estremamente resistenti al freddo, che è loro necessario per la dormienza invernale. Questa loro caratteristica le rende di difficile coltivazione in alcune aree meridionali. Le varietà a 40 cromosomi, invece, richiedono un livello di umidità più costante e, in genere, tollerano meno gli eccessi di caldo e di freddo.
Le iris siberiane danno il meglio di sé, se coltivate in pieno sole, ma tollereranno anche qualche ora d’ombra. La fioritura sarà direttamente proporzionale al sole ricevuto.
Tutte le iris non barbate gradiscono terreno ricco di sostanza organica. Se il terreno fosse argilloso, addizionatelo di sostanza organica per renderlo più sciolto. Se il terreno, invece, fosse sabbioso, l’aggiunta di sostanza organica (letame ben maturo, paglia, fieno, compost, o torba) aiuterà a trattenere umidità e nutrienti.
Il terreno ideale sarà leggermente acido (pH 5,2–6,4). Se fosse troppo elevato, addizionate solfato ferroso, solfato di alluminio o zolfo agricolo.
I periodi ideali per trapiantare le iris siberiane sono all’inizio della primavera alla ripresa vegetativa (per le zone con inverni molto freddi), oppure quando comincia l’autunno (per le zone molto calde). Nelle zone con estati non calde ed asciutte, è possibile trapiantare anche alla fine della fioritura. Quando i rizomi si trovano all’esterno del terreno, le radici devono essere mantenute umide (per conservarle è anche possibile immergerle in acqua sufficiente a coprire le radici). I rizomi appena trapiantati dovranno essere mantenuti irrigati uno o due volte alla settimana fino al completo assestamento. Spesso le foglie dei rizomi appena trapiantati diventano marroni, ma ciò non sembra disturbare la pianta che, nel giro di poco tempo, metterà nuove foglie verdi.
L’ideale è piantare i rizomi durante la frescura serale. Se il clima fosse molto caldo, ombreggiate le nuove piante.
Concimare pochissimo e per nulla i rizomi al momento della messa a dimora (più tardi vengono piantati, meno concimazione sarà necessaria). Sono piante molto “golose” e si consiglia di concimarle con un fertilizzante 10–10-10 all’inizio della primavera e subito dopo la fioritura. Se le piante fossero un po’ stentate, potrà essere utile concimarle con un fertilizzante fogliare.
Dopo la piantagione, pacciamare con 3–8 cm di paglia d’avena, aghi di pino, segatura o trucioli di legno. La pacciamatura trattiene l’umidità ed impedisce la crescita delle infestanti. Evitate di concimare con torba o sfalci d’erba, poiché si compattano e diventano impermeabili all’acqua. Una delle principali ragioni di insuccesso nella coltivazione delle iris siberiane e l’assenza di pacciamatura.
Le iris siberiane possono anche essere coltivate in vaso, anzi la coltivazione in vaso è consigliata per far stabilizzare le iris provenienti da aree climatiche diverse dalle nostre. Utilizzate terriccio universale misto al terriccio, nel quale verranno poi piantate in giardino. I vasi potranno poi essere immersi in 2–5 cm d’acqua, finché la pianta non si stabilizza (1 o 2 mesi). Per evitare che si formino radici lunghe e delicate e affinché la pianta non si abitui troppo all’umidità, è consigliabile togliere i vasi dall’acqua un giorno alla settimana e lasciar asciugare leggermente il terriccio.
Tagliate gli steli sfioriti a livello del rizoma. Il fogliame autunnale giallo-marrone può essere tagliato via dopo una forte gelata oppure alla ripresa vegetativa primaverile.
È anche consigliabile togliere le foglie vecchie, che costituiscono una pacciamatura naturale per la pianta nelle aree molto fredde, ma possono anche fornire rifugio ai roditori, che potrebbero divorare i rizomi ed i nuovi getti.
Le iris siberiane dovrebbero essere divise ogni 3–5 anni, o quando il centro del cespo inizia a morire e la fioritura a diminuire. Tenete i rizomi più belli e scartate il centro del cespo. Tagliate le foglie ad una lunghezza di 20–25 cm.
9.4. Iris giapponesi (iris ensata)
Se ben coltivate, le ensata producono fiori da 16–20 centimetri di diametro su steli alti più di un metro. Fioriscono circa un mese dopo le iris barbate alte. Crescono al meglio in terreni, che devono essere mantenuti da umidi a bagnati per tutto l’anno, leggermente acidi (pH 5,0–6,5) e ricchi di sostanza organica, che aiuta a trattenere l’acqua, areare il terreno ed apportare nutrienti. La torba abbassa il pH ma apporta sostanze nutritive, mentre letame e/o compost sono l’ideale da entrambi i punti di vista. Attenzione all’uso di calce o farina d’ossa, che sono deleteri per le iris giapponesi. Per una buona fioritura sono necessarie almeno 6 ore di pieno sole. La coltivazione influenza moltissimo le iris giapponesi, migliorandone altezza, ramificazione, dimensione dei fiori e quantità e qualità dei fiori. Il fattore più importante riguarda il pH e/o il contenuto di sali minerali dell’acqua. Acqua con un pH elevato causerà il graduale ingiallimento delle foglie; vi si potrà porre rimedio aggiungendo solfato ferroso o zolfo agricolo. Poca acqua darà fiori in miniatura, mentre abbondante acqua e letame potranno produrre steli fioriferi alti fino a un metro e mezzo. Indicativamente saranno necessari 3–5 centimetri d’acqua alla settimana ed i più esigenti saranno i cespi più vecchi, con apparato radicale molto fitto, mentre alle nuove divisioni ne basterà meno. Le ensata, però, non sono iris acquatiche. Non dovrebbero essere piantate in punti dove l’acqua vi gela sopra in inverno. L’ideale è posizionarle di fianco a ruscelli o stagni, dove le radici possano raggiungere il suolo umido ed i nutrienti trasportati dalle correnti.
Si consiglia l’uso di un concime chimico con un contenuto di azoto leggermente più elevato (una valida alternativa è il letame compostato) in primavera e subito dopo la fioritura, quando crescono i ventagli ed i nuovi rizomi e si sviluppano nuove radici. Contemporaneamente sarà anche utile pacciamare le piante ed irrigarle. Il concime liquido è adatto, ma ha una durata di sole 2–3 settimane.
Per le nuove piantagioni è bene preparare il terreno in anticipo incorporando compost o letame maturo. Non usate fertilizzante chimico, finché le radici non si saranno ben stabilizzate (4–6 settimane), oppure preparate le aiuole 2 mesi prima della piantagione o in autunno per la piantagione in primavera. Non lasciate mai asciugare le piante dopo la concimazione, perché le radici potrebbero esserne bruciate.
Le radici crescono ogni anno sopra quelle vecchie e, quando saranno visibili, sarà ora di dividere i cespi (ogni 3–4 anni circa). Il massimo della fioritura si otterrà il 2° ed il 3° anno.
Distanziatele di 30–45 cm, oppure di 45–60 cm, se non volete dividerle ogni 3 anni e piantatele ad una profondità di 5–8 cm. È consigliabile non piantare le iris giapponesi nello stesso terreno, dove sono state coltivate per tre o più anni.
È possibile dividere e ripiantare le ensata in qualsiasi momento dell’anno, posto che riusciate a tenerle umide per un anno intero e le temperature non superino i 32 gradi per almeno un mese dopo il trapianto. La primavera e subito dopo la fioritura sono i mesi ideali per i climi più freddi, mentre nelle regioni più calde e/o più secche sarebbe consigliabile trapian- tare in autunno.
Per preparare i rizomi per il trapianto, tagliate metà o tre quarti delle foglie (a meno che non effettuiate la divisione in primavera) e separate i cespi seguendo la naturale divisione dei rizomi di 4–6 ventagli. Tagliate le radici ad una lunghezza di 15–20 cm, in modo che siano gestibili. Durante la divisione, non lasciate asciugare le radici: è consigliabile immergere le piante pronte per il trapianto in un secchio d’acqua per un paio d’ore; potete anche conservarle in questo modo per alcuni giorni, se l’aiuola non fosse ancora pronta. Per tempi più prolungati, è consigliabile invasare le piante, in modo che le radici possano iniziare a svilupparsi.
In inverno, quando le foglie diventeranno gialle o marroni, tagliatele con un coltello seghettato 5–8 cm sopra la pacciamatura, al fine di evitare che i roditori possano annidarvisi e rosicchiare i rizomi. Bruciate le foglie rimosse per distruggere eventuali malattie.
9.5. Iris louisiana
Le louisiana sono perfette per la coltivazione in acqua e in zone paludose, ma si adattano alla maggior parte delle condizioni colturali.
Sarà ideale una posizione in pieno sole, a meno che non viviate in una zona con estati lunghe, calde e secche. In tal caso, sarà preferibile un po’ d’ombra al pomeriggio. Depressioni del terreno, dove l’acqua si raccoglie dopo le piogge, costituiranno una delle condizioni ideali.
La credenza, che le louisiana crescano bene in terreni acidi, si è dimostrata infondata. Un terreno con pH da 6,0 a 7,5, ricco di sostanza organica sarà perfetto. Per ridurre il pH si potranno utilizzare (ad intervalli regolari) composti a base di zolfo o acidificanti come il solfato di alluminio. Se il pH, invece, fosse inferiore a 6,0, aggiungete calce per aumentarlo.
Idealmente le aiuole delle iris louisiana non dovrebbero mai asciugarsi, ma neanche essere inzuppati. La pacciamatura è il metodo più efficace. Le louisiana soffrono particolarmente l’asciutto durante i freddi intensi e se ne dovrebbe evitare la dormienza estiva, irrigandole regolarmente durante i mesi caldi. Poiché l’apparato radicale è molto esteso, sono da preferirsi irrigazioni a fondo meno frequenti, piuttosto che irrigazioni superficiali ripetute. L’irrigazione a fondo, inoltre, stimola le piante a produrre radici profonde, che le rendono meno suscettibili a periodi di siccità improvvisi o repentini cambi di temperatura. L’unica eccezione è costituita dalle nuove piantagioni: finché non sono state prodotte le nuove radici e le piante non si sono assestate, è bene irrigare abbondantemente e frequentemente.
La pacciamatura è il metodo migliore per tenere il terreno uniformemente umido fino in superficie ed, inoltre, protegge i rizomi, che tendono a crescere a livello del terreno, dal surriscaldamento, che è una delle cause di scarsa fioritura nelle iris lousiana o, talvolta, perfino di perdita della pianta. Gli aghi di pino sono la pacciamatura ideale, ma sono adatti anche stocchi di grano e di riso trinciati, foglie trinciate, corteccia di pino trinciata e sfalci d’erba accuratamente asciugati. Nei climi più freddi serve anche a proteggere le piante dalla neve invernale.
Il momento ideale per la piantagione ed il trapianto è l’autunno, almeno 3–4 settimane prima delle prime gelate. È anche possibile trapiantare immediatamente dopo la fioritura.
Le piante in vaso possono essere messe a dimora in qualsiasi periodo dell’anno, a parte i freddi mesi invernali. Compattate bene la terra intorno alle radici, in modo che l’assestamento avvenga rapidamente. È bene irrigare aggiungendo un concime per radici.
Si consiglia di distanziare le varietà diverse di almeno 60 cm. Si sa che le louisiana producono molte nuove piante per ogni rizoma, quindi date loro spazio per crescere.
Piantate i rizomi ad una profondità massima di 2,5 cm. Se li piantate nell’acqua, assicuratevi di fissarli bene al terreno. Dovrebbero esserci tante foglie sopra l’acqua come sotto, altrimenti il rizoma non potrà respirare. I cespi dovrebbero essere divisi ogni 2 o 3 anni.
Iniziate tagliando le foglie a metà, poi smuovete il terreno tutto intorno al cespo prima di cercare di dividerlo. I rizomi tenderanno a rompersi nel punto di attacco alla pianta madre e potranno poi essere tagliati con un coltello, ma prestate attenzione a non romperli in altri punti. Staccati i nuovi rizomi dalla pianta madre, poneteli in un secchio d’acqua poco profondo almeno per tutta la notte. Possono anche essere lasciati per molti mesi in acqua aggiungendo un po’ di fertilizzante idrosolubile. È importante che i rizomi non siano completamente sommersi (lasciate abbastanza foglie fuori dall’acqua per permettere alla pianta di respirare).
Le iris louisiana sono molto “golose” e richiedono concimazioni molto più pesanti e frequenti dalla maggior parte degli altri tipi di iris. Le concimazioni primaverili dovrebbero avvenire 4–6 settimane prima della comparsa degli steli florali con fertilizzanti bilanciati idrosolubili con buon contenuto di azoto. Quando vengono emessi gli steli florali, interrompete la concimazione. La concimazione autunnale dovrebbe prevedere contenuti minori di azoto e maggiori di fosfato e dovrebbe essere sospesa 3–4 settimane prima delle gelate. Le nuove piantagioni dovrebbero essere concimate leggermente una volta prima dell’inverno con concimi a basso contenuto di azoto, fosforo e potassio, ma solo dopo aver osservato una crescita consistente.
9.6. Iris specie e ibridi di specie
Poiché vi sono iris specie originarie, in pratica, di qualsiasi tipo di ambiente nell’emisfero boreale, vi sarà sicuramente un’iris adatta alle condizioni climatiche del vostro giardino.
La maggior parte delle iris amano il sole, quindi l’ombra sembrerebbe un problema, ma non è così: l’iris cristata cresce in piena ombra nei boschi e molte altre specie amano l’ombra o la mezz’ombra.
Specie come l’iris confusa e l’iris japonica crescono benissimo a mezz’ombra, mentre l’iris graminea, la foetidissima e la fulva crescono all’ombra, ma con un’adeguata umidità del terreno rendono meglio al sole.
Altro luogo comune è che le iris amano il suolo ben drenato, ma ve ne sono alcune che amano ricevere tanta acqua in primavera, come molte specie di spuria, le iris giapponesi ed alcune altre non barbate.
Altre, invece, tollerano il terreno bagnato o umido per tutta la stagione vegetativa, come le iris louisiana, mentre altre ancora richiedono acqua tutto l’anno, come l’iris virginica, laevigata, e pseudacorus e vengono spesso vendute come piante palustri.
La maggior parte delle iris specie sono essenzialmente fiori selvatici, quindi molte di esse possono essere riprodotte da seme con buoni risultati.
Ovviamente, proprio perché il seme proviene da una cultivar selezionata, non è detto che i figli avranno le stesse caratteristiche dei genitori.
Spesso da questi semi nascono cultivar, che sono migliori di quelle in circolazione.
Poiché gli incroci interspecifici interessano più di una specie, il modo migliore per prevederne le necessità colturali è tener conto dei fabbisogni dei genitori.
Spesso gli incroci presentano una tolleranza colturale più estesa, poiché non solo sono adattabili alle condizioni ideali per i genitori, ma possono prosperare anche in quelle intermedie.